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Appalti FS, in 700 in Toscana ancora senza un euro di Cig

Una miriade di società dove è difficile stabilire le responsabilità. Cambiare rotta e mettere al centro la persona, il lavoro e i diritti contrattuali.

Oggi a distanza di tre mesi dalla chiusura delle scuole e di molte attività produttive per il lockdown siamo a fare il punto rispetto alle varie situazioni che si sono create, in particolare  siamo ad analizzare il mondo degli appalti ferroviari composto da una moltitudine  di ditte che operano nei servizi ferroviari dove ai lavoratori  vengono spesso calpestati i diritti e le  tutele contrattuali.

In primis dobbiamo subito puntare il dito contro il committente Gruppo FSI che nonostante le nostre rimostranze fatte  in tempi non sospetti, le garanzie contrattuali previste nell’ultimo CCNL,  non ha mai voluto affrontare il tema in maniera organica e risolutiva ma ha continuato a fare lo spezzatino dei lavori da effettuare affidati in una infinita serie di appalti e appaltini.

I lavoratori di questo comparto sono sottoposti a “ricatto continuo”  in quanto nei bandi predisposti dalle società del  Gruppo FS, molto spesso, non c’è nessun riferimento al contratto di lavoro da applicare,  alle garanzie occupazionali, sia per il tempo che uno deve lavorare arrivando anche al 40% di ribasso sulla base di gara.   I “fortunati” che vengono riassunti che già hanno uno stipendio basso 1000 euro circa, molto spesso gli viene applicato ancora  uno stipendio più basso, hanno meno tutele contrattuali e rischiano, come succede spesso, di non riscuotere o di riscuotere con molti mesi di ritardo, senza contare al ricorso continuo agli ammortizzatori sociali al fine di evitare i licenziamenti collettivi. Inoltre con il fatto che i bandi sono molto frequenti, pone questi lavoratori continuamente sotto pressione con un notevole stress psicofisico e psicologico insomma sono dei precari legalizzati.  A tutto questo ,oggi, si aggiunge spesso la difficoltà di avere gli strumenti di sicurezza, DPI,  come le mascherine, guanti, il gel disinfettante  e altri materiali di prevenzione. In Italia stiamo parlando di circa 10.000 lavoratori di cui circa 700 in Toscana complessivamente divisi in tante aziende come la società ELIOR che si occupa della ristorazione sui treni AV, la PROFER che si occupa delle portinerie degli impianti FS in generale, delle pulizie delle officine di Osmannoro ect. il consorzio  PULITORI E AFFINI e BONI che si occupano della pulizia dei treni  regionali etc,, DUSSMANN che si occupa della pulizia dei treni AV e dei locomotori in arrivo e partenza etc oltre alla pulizia di treni regionali, la MIORELLI che si occupa della pulizia dei treni intercity, la MISTER JOB addetta alla pulizia della stazione di FISMN, l’OPEROSA della pulizia degli impiani ferroviari di RFI, la COOPSERVICE che si occupa degli accessori, come cambio pasticche dei treni, rifornimento sabbia per i treni ect., la  FERLOG che si occupa degli accumulatori, batterie ect,,,,, insomma una moltitudine di aziende dove ognuna ha un riferimento diverso, un appalto  diverso e molto spesso anche contratti diversi.  Oggi sono tutti in cassa integrazione da circa tre mesi e la stragrande maggioranza, se non la totalità, non ha ancora riscosso niente in quanto le aziende non sono in grado di anticipare gli stipendi per mancanza di liquidità (con l’unica eccezione positiva della Elior, che lo ha fatto) e l’Inps ancora non ha liquidato le pratiche. Insomma si rischia  la mobilitazione e il blocco di tutte le attività e il blocco dei treni su scala regionale e nazionale.

Una situazione allarmante che non può più essere messa in attesa, visto anche che i lavoratori dove richiesto hanno garantito il lavoro anche nel lockdown, ma bisogna intervenire subito e in primis il Committente deve battere il pugno per sbloccare la questione e trovare una soluzione per  pagare subito gli stipendi a questi lavoratori .

 In un secondo momento è necessario riordinare il mondo degli appalti in FS per porre fine allo spezzatino prodotto da miriadi di appalti ,  aggiudicati al massimo ribasso, che spesso non garantiscono la sostenibilità economica delle imprese che  quasi sempre arrivano a non pagare gli stipendi, oltre ad attivare pesanti forme di ammortizzatori sociali a carico della collettività. La soluzione giusta sarebbe quella  di riportare dentro al Gruppo FSI tutte queste lavorazioni indispensabili e necessarie tramite la creazione di  una società di scopo, con l’assunzione di  tutti i lavoratori attualmente utilizzati e dove le FSI detengono la maggioranza,  ponendo così fine a questo “sistema degli appalti” che non ha prodotto risultati visibili sia sul piano della qualità che dell’efficienza.

In un momento come questo il Governo deve scendere in campo e se del caso anche sostituirsi nelle decisioni ed assumere indirizzi e mettere in capo tutti gli strumenti possibili per garantire stipendi, occupazione, andando a stabilizzare il settore  per rilanciare il Paese nella  crescita e nello sviluppo. Non c’è tempo da perdere intervenire subito sul gruppo FSI .

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