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Authority dei Trasporti e Governo: unica regia per privatizzare/spezzettare le FS

SILVIO BERLUSCONI A BORDO DEL FRECCIA ROSSA PER "VIAGGIO PROVA" MILANO-ROMAIn questi ultimi giorni del mese di novembre 2015 sui mass‐media è apparso un articolo “tetto per i pedaggi alle Ferrovie” dove l’Authority dei Trasporti impone a RFI un taglio dei costi di circa il 2% a partire dal 2017 e fino al 2021 con l’obiettivo di riequilibrare i canoni di accesso all’infrastruttura.

In questi primi undici mesi del 2015 l’Authority ha avuto un bel da fare, in quanto si registrano circa una ventina di delibere solo sulle Ferrovie dello Stato e l’ultima, quella del 18 novembre 2015, interviene anche sul prezzo che deve applicare RFI, alle imprese di trasporto, rispetto all’utilizzo delle infrastrutture. Si bloccano le tariffe alle imprese che fanno trasporto merci, trasporto regionale e quelle che fanno servizio elevato (Alta Velocità), specificando che per i prossimi anni non potranno essere superiori a quelle del 2015. Alla fine a RFI resta solo la possibilità di agire sulle tariffe delle tratte a lunga percorrenza (servizio universale) per poter contare su eventuali maggiori ricavi e garantire gli stessi livelli di manutenzione sulla rete. Nello specifico rileviamo che il 59% del traffico è dettato dal servizio regionale, il 12 % dal servizio merci, 13% dal servizio alta velocità e solo il 16% dal servizio della lunga percorrenza dove su quest’ultimo potrà agire la leva tariffaria.

L’authority di fatto interviene per limitare l’autonomia del gestore dell’infrastruttura (RFI) attraverso una imposizione delle tariffe e nello stesso tempo indirettamente anche sull’organizzazione e sugli investimenti in quanto limitandone i ricavi rinvia esclusivamente al Governo la responsabilità dello sviluppo delle infrastrutture. Il tutto é supportato da autorevoli articoli di giornalisti specializzati in trasporto che avallano tale delibera perché è finalizzata allo sviluppo economico e all’allargamento ai nuovi operatori nonché agli investimenti. Gli stessi, soli pochi anni fa, esaltavano le performance dei vari Amministratori di turno delle FS, di Alitalia, ect., salvo poi accorgersi che gli interessi erano solo particolari e le aziende accumulavano debiti, il servizio era pessimo e alla fine a pagare erano solo i cittadini con le imposte.

Invece, da una nostra modesta analisi ci sembra che si voglia mettere in difficoltà un pezzo delle ferrovie (RFI) e nello stesso tempo le funzioni della Holding FS, oggi con bilanci in attivo e con una credibilità molto alta nel Paese. Sforzi finanziari degli ultimi anni e sacrifici dei ferrovieri, che hanno accettato di modernizzare il lavoro attraverso nuovi sistemi tecnologici e attraverso una maggiore produttività passando da 36 a 38 ore settimanali. Inoltre, sempre secondo noi, l’Authority dei Trasporti potrebbe aver sconfinato rispetto alle sue competenze regolatorie, in quanto la delibera di cui sopra, impatta sui livelli di competitività delle singole imprese e limita la valorizzazione della rete da parte di RFI, creando anche le premesse, squisitamente politiche, per favorire una parte politica del governo rispetto al modello da scegliere per privatizzare le ferrovie;
infatti la delibera ci sembra finalizzata a mettere in crisi finanziaria RFI e creare le premesse per mettere l’infrastruttura sotto il controllo diretto del Ministero dei Trasporti con la soppressione della Holding FS e lo spezzatino di Trenitalia e delle società storiche controllate.

Come vedete siamo di fronte ad una situazione strana dove si vuole dimostrare che tutto funziona meglio se il Gruppo FS viene completamente “annientato” e diviso in mille rivoli; insomma una società che funziona e fa utile disturba i poteri forti di questo Paese, che invece vogliono mettere le mani sul patrimonio delle FS a partire dagli immobili, dai terreni, dalle infrastrutture; per poi fare chi sa cosa? Basta guardare le privatizzazioni degli ultimi 20 anni a partire dai Carburanti, dalle assicurazioni, dalle autostrade, dalla telefonia, e per ultimo le Poste etc. e, per capire cosa è successo e chi effettivamente ci ha guadagnato. Insomma per farla breve ci sembra ci sia tutta una strategia di accerchiamento intorno al Gruppo FS, che deve essere spolpato di tutte le sue parti più redditizie.

Come Fit/Cisl ribadiamo la netta contrarietà ad uno spezzatino del Gruppo FS facendo presente che l’assetto attuale del gruppo FS è assolutamente in linea e conforme alle direttive dell’U.E. anche rispetto alle imminenti delibere del 4° pacchetto ferroviario, come anche sulla governance delle imprese ferroviarie integrate, dove sarà consentito il mantenimento delle holding ferroviarie. “Il Consiglio Europeo ha deciso che i requisiti di indipendenza del gestore della rete (RFI) all’interno di una holding si riferiscono alle funzioni essenziali, quali ad esempio l’assegnazione delle tracce e la determinazione dei pedaggi.”

Come Fit/Cisl non ci stiamo; riponiamo grande speranza nel massimo vertice di questo Governo perché finalmente qualcosa cambi davvero e non si faccia più come nel passato, ma si mettano al centro gli interessi dei cittadini e delle persone che tutti i giorni si danno da fare e lavorano in maniera esemplare. Facciamo qualcosa di visibile per il Paese valorizzando le nostre aziende attraverso politiche industriali lungimiranti ma non creiamo più le premesse per svendere e distruggere e favorire così le imprese straniere che comprano pezzi importanti della nostra storia. “Adesso” è questo il momento di cambiare.

Cambiare significa mettere le lobby e gli interessi particolari da una parte, significa valorizzare il lavoro, i lavoratori e le organizzazioni che li rappresentano, significa mettere al centro dell’azione politica l’interesse generale e gli uomini e le donne di questo Paese.

Per questi motivi come Fit/Cisl terremo alta la guardia in quanto non disponibili a interessi non comprensibili. Noi siamo per il lavoro, per gli uomini e le donne che, con sacrifici, hanno risanato e reso efficiente ed efficace le Ferrovie dello Stato.

Firenze 23 novembre 2015
Stefano Boni

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