MobilitàTrasporto Ferroviario e Servizi

Dove stanno andando le Ferrovie dello Stato e perché si stanno comprando pezzi di ferrovie straniere?

Lettera aperta inviata ai parlamentari toscani

Con questa lettera vorrei invitare ad una riflessione sul Gruppo FS, per mettere a fuoco alcune situazioni che interessano non solo i dipendenti del Gruppo, ma anche i cittadini e il Paese tutto.

Il piano industriale presentato dall’a.d. Mazzoncini nel settembre del 2016, prevede investimenti per circa 94 miliardi per i prossimi 10 anni; investimenti non solo in Italia ma anche in Europa e nel resto del mondo. Nelle intenzioni dell’a.d. c’è anche lo spacchettamento di Trenitalia e la conseguente privatizzazione di pezzi del settore commerciale. Ci riferiamo alla creazione di una nuova società nel segmento AV e Treni Lunga Percorrenza, alla creazione della società Ingegneristica sulla Manutenzione del Materiale Rotabile, alla neonata società del trasporto merci Mercitalia Rail, lasciando la società Trenitalia con il solo trasporto regionale e 6 miliardi di euro di debito pregresso. Il tutto aumentando il costo generale del Gruppo, dettato dalla frammentazione degli acquisti e dei beni, che fino a quel momento erano in comune, e soprattutto dal moltiplicarsi dei Consigli di amministrazione e dei dirigenti. Tutta l’operazione per racimolare qualche miliardo da destinare alla riduzione del debito pubblico che attualmente ammonta a circa 2300 miliardi. Distruggendo l’ultima grande azienda pubblica, che in quest’ultimi anni ha rappresentato un modello di efficienza sul piano dell’innovazione tecnologica e degli investimenti, nonché una grande prospettiva di sviluppo infrastrutturale per il Paese.

Un’azienda come questa, di proprietà dei cittadini, deve essere gestita, secondo noi, preservando il bene dell’impresa sia sul piano economico finanziario sia sul piano degli investimenti e dell’occupazione; occorre rendere un servizio alla comunità facendo crescere l’impresa attraverso una gestione con bilanci in ordine ed in attivo, come sono ad oggi quelli del gruppo FS, e con scelte condivise con la proprietà, nell’interesse generale dei cittadini e e dei lavoratori interessati. In pratica gli interessi di pochi e le lobby devono rimanere alla porta; e la riduzione del debito dell’Italia non può essere un pretesto per distruggere un bene della collettività.

Mentre il Paese timidamente si affaccia alla ripresa, non condividiamo le scelte dell’a.d. del Gruppo FS che, con i nostri soldi, va a giro per il mondo acquisendo una volta un pezzo delle ferrovie inglesi (circa 80 milioni di euro), da un’altra parte le ferrovie greche (circa 45 milioni di euro) e creando società ad hoc per entrare in nuovi business all’estero. Non si conosce esattamente il costo di tali operazioni, mentre in Italia mancano i soldi per gli investimenti (in Toscana almeno 3-400 milioni). Nella nostra regione si potrebbe pensare al raddoppio e alla elettrificazione della Siena-Empoli, oppure terminare il raddoppio della Pontremolese, e ancora potenziare attraverso interventi tecnologici la tratta tirrenica, dove si viaggia ancora oggi ad una velocità media di 140 Km ora.
E’ ora di mettere gli occhi su dove stanno andando le Fs. Il Governo e il parlamento devono assolutamente intervenire. L’a.d. non è il padrone delle Ferrovie, ma solo il gestore protempore, e deve essere consapevole che non spende soldi propri ma dei contribuenti, anche quando parla di autofinanziamento. Il Parlamento è sovrano rispetto alle scelte che debbono essere fatte e noi diciamo anche, che devono avere un ritorno per il Paese e non solo per l’impresa: è necessario creare posti di lavoro in Italia.

Vogliamo sfatare poi il mito che con la quotazione in borsa della parte pregiata del trasporto, i treni AV, si avranno vantaggi per i cittadini. In realtà non si aumenterebbe la concorrenza perché c’è già (vedi Italo) ma si creerebbe il rischio reale di un aumento delle tariffe e di un taglio delle corse meno frequentate a tutto danno dei viaggiatori. Senza considerare poi che le parti di Trenitalia meno appetibili resterebbero sulle spalle dello Stato, senza più avere la compensazione con la parte redditizia. Quindi non inseguiamo chimere: il tempo è passato e si è visto come proprio le aziende pubbliche siano cresciute in questi anni di crisi, sia in termini di fatturato e sviluppo che di occupazione, mentre le aziende private abbiano chiuso oppure ridotto il proprio business, in quanto non all’altezza per competere nel mercato europeo e mondiale.

Si chiede pertanto agli autorevoli parlamentari, sia del Senato che della Camera, nonché al Governo, di intervenire e di salvaguardare il patrimonio di esperienze e professionalità fatto da migliaia di ferrovieri che, con i loro sacrifici, hanno reso le FS di oggi una azienda leader nel proprio campo. Impedire la privatizzazione, impedire lo spacchettamento fine solo a se stesso. I cittadini, i lavoratori, l’opinione pubblica, la società civile sono contrari a svendere l’azienda a vantaggio solo di pochi e a danno della collettività.

Firenze 3 luglio 2017

Stefano Boni

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