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FS compra quote delle ferrovie inglesi e greche, ma non finanzia le opere necessarie e attese da anni in Toscana

La denuncia in una lettera aperta ai parlamentari toscani del segretario Fit-Cisl Toscana, Stefano Boni, che avverte: “Servono 3-400 milioni. E privatizzazione e quotazione in borsa sono un rischio per cittadini e utenti.”

COMUNICATO STAMPA

“Perché se FS ha così tante risorse da fare shopping internazionale, non le investe piuttosto nel miglioramento della rete italiana? Solo in Toscana servono almeno 3/400 milioni di investimento per completare opere indispensabili.”

E’ la domanda che il segretario generale della Fit-Cisl toscana, Stefano Boni, rivolge ai vertici di FS, ma anche al Governo e al Parlamento, indirizzando una lettera aperta ai parlamentari toscani.

Nella missiva Boni dice di non condividere “le scelte dell’a.d. del Gruppo FS che, con i nostri soldi va a giro per il mondo acquisendo una volta un pezzo delle ferrovie inglesi (circa 80 milioni di euro), da un’altra parte le ferrovie greche (circa 45 milioni di euro) e creando società ad hoc per entrare in nuovi business all’estero”.

Soprattutto perché nel frattempo “in Italia mancano i soldi per gli investimenti. Solo in Toscana, si potrebbe pensare al raddoppio e alla elettrificazione della Siena-Empoli oppure terminare il raddoppio della Pontremolese e, sempre per rimanere in Toscana, potenziare attraverso interventi tecnologici la tratta tirrenica, dove si viaggia ancora oggi ad una velocità media di 140 Km ora.”
Per questo Boni ha deciso di scrivere ai parlamentari toscani, perché, afferma, “è ora di mettere gli occhi su dove stanno andando le FS” e per questo “il Governo e il Parlamento devono assolutamente intervenire”.

Boni denuncia il rischio della privatizzazione di FS, “fatta per racimolare qualche miliardo da destinare alla riduzione di un debito pubblico che attualmente ammonta a 2300 miliardi” e mette in guardia sulla quotazione in borsa “della parte pregiata del trasporto, i treni AV”, che “creerebbe il rischio reale di un aumento delle tariffe e di un taglio delle corse meno frequentate a tutto danno dei viaggiatori. Senza considerare – aggiunge Boni – che le parti di Trenitalia meno appetibili resterebbero sulle spalle dello Stato, senza più avere la compensazione con la parte redditizia.”

Per questo, conclude il segretario toscano della Fit-Cisl, “si chiede agli autorevoli parlamentari, sia del Senato che della Camera, nonché al Governo, di intervenire e di salvaguardare il patrimonio di esperienze e professionalità fatto da migliaia di ferrovieri che, con i loro sacrifici, hanno reso le FS di oggi una azienda leader nel proprio campo. Impedire la privatizzazione, impedire lo spacchettamento fine a sé stesso. I cittadini, i lavoratori, l’opinione pubblica, la società civile, sono contrari a svendere l’azienda a vantaggio solo di pochi e a danno della collettività.”

Firenze, 23 Giugno 2017

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