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FS:Rivoluzione del trasporto merci in ferrovia, nasce Merci Italia, con rischi di abbandono della Toscana

CargoLa società Trenitalia e la divisione Cargo del Gruppo Ferrovie dello Stato hanno perseguito in questi ultimi anni una politica di abbandonato/chiusura di molti scali merci della Toscana (Grosseto, Chiusi, Empoli, Arezzo, San Giovanni, Lucca e le postazioni logistiche di Pisa San Rossore e Massa Zona Industriale) mettendo fuori dal ciclo produttivo centinaia di posti di lavoro. Nel tempo questa politica rinunciataria ha prodotto un aumento del trasporto merci su gomma, con i relativi contraccolpi su traffico e ambiente e costretto i lavoratori interessati a migrare verso altre società del gruppo FS.

La Fit-Cisl Toscana ha denunciato più volte la situazione che si stava creando, ma le FS, con una politica metodica di piccoli passi, sono andate avanti, riducendo la forza lavoro dai circa 660 ferrovieri del 2012 ai 270 di oggi: un taglio di circa 390 posti di lavoro, -59 % in appena 4 anni. Oggi, i massimi dirigenti di FS, non paghi dei risultati ottenuti, hanno pensato di togliere la divisione cargo da Trenitalia e trasformarla in una nuova società dedicata al solo trasporto delle merci, trasferendo a partire dal 1 gennaio 2017 uomini e mezzi, creando così la “società Merci Italia”.

Nel progetto nazionale per la Toscana viene confermata l’officina riparazioni locomotori diesel e carri di Livorno, che occupa complessivamente circa 30 Ferrovieri, ma per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro degli scali e dei servizi, si registra una fuga. Infatti la ‘trazione’ di Grosseto, con circa 30 macchinisti, passa sotto Roma, la ‘trazione’ di Chiusi con 40 macchinisti passa sotto Marcianise, la ‘trazione’ di Livorno e Pisa, 70 macchinisti, passa sotto Genova. Per il momento sembrano confermati in Toscana direzione e organizzazione del lavoro (uffici, gestione del personale, organizzazione del lavoro, supporto ai servizi merci: circa 100 persone), ma una parte degli addetti, da individuare, dovrà essere ricollocata in altre società del gruppo, anche in località diverse, oppure collocata nel fondo esuberi.

Insomma una sostanziale fuga del segmento merci dalla Toscana; nemmeno i recenti investimenti della Regione su scali e raccordi ferroviari, per rendere efficiente il porto di Livorno e gli interporti di Guasticce e Gonfienti a Prato, hanno fatto cambiare opinione alle FS. Nel nuovo piano della “società merci Italia” si intravede una situazione assai precaria, perché con l’organizzazione del lavoro fuori dal nostro territorio si ipotizzano nuove dismissioni e perdita di posti di lavoro, senza prevedere alcun piano che punti a portare più merci sul treno e sfruttare le nuove infrastrutture ferroviarie che mettono il porto di Livorno in rete con le maggiori direttrici del Nord Europa.

La Fit-Cisl continua a chiedere con forza un’inversione di rotta, ma nonostante lo sciopero unitario molto partecipato dell’11 maggio scorso e quello già proclamato per il prossimo 11 ottobre FS Trenitalia–Cargo non hanno cambiato posizione. Anche le istituzioni locali debbono ora intervenire, perché non possiamo lasciar decidere le FS da sole su cosa fare del nostro territorio, altrimenti gli investimenti in infrastrutture viarie e ferroviarie non serviranno a niente. Dobbiamo spingere FS a radicarsi e svilupparsi sul nostro territorio, rimettendo al centro l’ambiente e la qualità della vita, attraverso anche incentivi e politiche mirate regionali per favorire il trasporto delle merci integrato ferro/gomma.

La Fit-Cisl su questo tema propone un confronto a tutto campo con le istituzioni, le altre organizzazioni sindacali, le Ferrovie, per mettere a nudo i problemi e predisporre un piano reale di sviluppo sia occupazionale che di rilancio del trasporto merci su ferro, mettendo al centro l’occupazione, l’economia sostenibile e la new green economy in tema di rumore, inquinamento e consumi.

Stefano Boni, segretario generale Fit-Cisl Toscana

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