GeneraliSenza categoria

Le Donne della FIT Cisl Toscana dicono NO alla VIOLENZA!

Un mese fa la sentenza della Corte di Cassazione in merito agli stupri di gruppo (“…Nei procedimenti per violenza sessuale di gruppo, il giudice non è più obbligato a disporre o a mantenere la custodia in carcere dell’indagato, ma può applicare misure cautelari alternative…” – vedi allegato) ha suscitato, nell’immediato, stupore e proteste…poi “il silenzio”.

A noi Donne della Fit Cisl Toscana e’ rimasto lo stupore, unito all’ansia di agire, di fare qualcosa, di esprimere il nostro dissenso e la nostra preoccupazione.

E oggi, che quel provvedimento trova applicazione in due casi a Frosinone e in Puglia, desideriamo far sentire la nostra “voce”!

Così come è stata diffusa dai media, la notizia può essere equivocata; non vogliamo entrare in merito alla sentenza, ma al “messaggio” che implicitamente viene trasmesso con la superficialità della stampa e della tv.

E cioè, che un “reato”, se fatto in gruppo è “depenalizzato”, la colpa, condivisa, si spalma e diminuisce!

Assurdo!

Noi Donne della Fit Cisl Toscana lanciamo un invito alle Istituzioni locali, regionali e nazionali, alle Consigliere di Parità, alle Associazioni che si occupano di Educazione e di Comunicazione: chiediamo a tutti l’impegno concreto, fattivo di rendere chiaro che lo “stupro” è un reato, va punito e il-i colpevole-i deve-ono scontare la giusta pena.

Niente e nessuno giustifica tale “violenza”, specie perché rivolta a donne e bambini!

Esortiamo a vigilare con opere e azioni di prevenzione, perché le nostre figlie tornino a girare libere e sicure nelle nostre città e i nostri figli siano uomini giusti e sereni del loro presente e del loro futuro.

Il nostro sito – www.giovanifittoscana.it – è già dal 2009 a disposizione per tutte le Donne, che avessero bisogno di aiuto e di sostegno, che non sapessero cosa e come fare di fronte all’offesa subita (e già lo fanno se la domanda più formulata è “violenza domestica”).

L’impegno della FIT CISL Toscana è costante nel proporre azioni atte a prevenire e tutelare da forme di discriminazione e di violenza – fisica o verbale – nei luoghi di lavoro, dove le lavoratrici svolgono la loro attività quotidiana.

Il Punto d’Ascolto Salute e Sicurezza della FIT Cisl Toscana è “presente” con i propri R.L.S. per garantire il benessere lavorativo sul lavoro per tutti.

Il Coordinamento Donne Regionale

La Segreteria Regionale FIT CISL Toscana

.

ALLEGATO

Nei procedimenti per violenza sessuale di gruppo, il giudice non è più obbligato a disporre o a mantenere la custodia in carcere dell’indagato, ma può applicare misure cautelari alternative.

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, dando un’interprestazione estensiva ad una sentenza della Corte Costituzionale del 2010.

In base a tale valutazione, la Cassazione ha pertanto annullato una ordinanza del Tribunale del riesame di Roma, che aveva confermato il carcere – ritenendo che fosse l’unica misura cautelare applicabile – per due giovani (difesi dagli avvocati Lucio Marziale, Nicola Ottaviani ed Eduardo Rotondi) accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza del frusinate ed ha rinviato il fascicolo allo stesso giudice perché faccia una nuova valutazione, tenendo conto dell’interpretazione estensiva data dalla Suprema Corte alla sentenza n. 265 del 2010 della Corte Costituzionale.

La sentenza della Corte Costituzionale – A partire dal 2009, con l’approvazione da parte del Parlamento della legge di contrasto alla violenza sessuale – nata sulla base di un diffuso allarme sociale legato alla recrudescenza di episodi di aggressioni alle donne – non era consentito al giudice (salvo che non vi fossero esigenze cautelari) di applicare, per i delitti di violenza sessuale e di atti sessuali con minorenni, misure cautelari diverse e meno afflittive della custodia in carcere alla persona raggiunta da gravi indizi di colpevolezza.

Investita della vicenda, la Corte Costituzionale, nell’estate del 2010, ha ritenuto la norma in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione e ha detto sì alle alternative al carcere “nell’ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure.

La decisione della Cassazione – Ora la terza sezione penale della Corte di Cassazione (sentenza n.4377/12) ha stabilito che i principi interpretativi che la Corte Costituzionale ha fissato per i reati di violenza sessuale e atti sessuali su minorenni sono ‘in toto’ applicabili anche alla ‘violenza sessuale di gruppo’ (art. 609 octies codice penale), dal momento

che quest’ultimo reato “presenta caratteristiche essenziali non difformi” da quelle che la Consulta ha individuato per le altre specie di reati sessuali sottoposti al suo giudizio. “Unica interpretazione compatibile” con i principi fissati dalla sentenza della Corte Costituzionale – ha concluso la Cassazione – “è quella che estende la possibilità per il giudice di applicare misure diverse dalla custodia carceraria anche agli indagati sottoposti a misura cautelare” per il reato di violenza sessuale di gruppo.

Privacy Policy Cookie Policy