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Manutenzione rotabili in Toscana: quale futuro? [relazione]

Per comprendere i problemi e le prospettive che gli impianti toscani di manutenzione rotabili stanno vivendo è necessario ripercorrere la strada che fin qui abbiamo fatto.

Bisogna partire dagli ormai lontani accordi del 1996 e dalla Conferenza dei Servizi del 1999 fra il gruppo FS e il Comune e la Provincia di Firenze sul sottoattraversamento dell’Alta Velocità. In quei testi si citava e si dava sostanza, fino a prevedere circa 1000 posti di lavoro, al polo Manutentivo di Osmannoro. Un centro di eccellenza a livello nazionale per la manutenzione dei rotabili, e con prospettive internazionali, queste ultime legate alla futura creazione di un centro (CSO) per lo sviluppo e i test di tutti i treni di futura generazione. Insomma un futuro roseo su cui investire, e un sicuro volano per l’indotto ferroviario in Toscana.

Come OO.SS Regionali abbiamo creduto e crediamo in questo progetto, e i lavoratori hanno fatto coscientemente la loro parte. Nel corso degli anni, sia l’officina di manutenzione Corrente, sia quella di Ciclica sono state trasferite nel nuovo sito di Osmannoro. Questo grazie soprattutto all’impegno fattivo del personale, che con dedizione e impegno ha minimizzato gli impatti che questa operazione ha avuto sulla produzione, e che ha sopportato, e che tuttora subisce i gravi disagi per raggiungere un luogo di lavoro mal servito dai mezzi pubblici.

Risalgono agli anni appena trascorsi gli accordi regionali in questo settore, e rispettivamente: all’agosto 2010 sul Reticolo Manutentivo Toscana (IMC di Pisa, Siena e Osmannoro) e al giugno 2011 sulla manutenzione Ciclica, OMC. Accordi difficili, e sofferti fra il personale, che hanno consegnato alla Società la possibilità di potere usufruire, in cambio di occupazione e lavoro, di una invidiabile flessibilità nell’utilizzo degli impianti, al fine di migliorare in maniera sensibile i rotabili e conseguentemente il servizio che tutti i giorni viene offerto ai pendolari e lavoratori nella nostra regione.

Questi accordi non sono stati onorati nei numeri stabiliti per le assunzioni, nè messi in pratica nel lavoro, infatti, l’azienda non ha messo in campo gli strumenti in essi previsti, e non ha portato quote di lavoro aggiuntivo in questi impianti. Anzi, il personale e il lavoro diminuiscono costantemente, come l’offerta commerciale all’utenza. Infatti sono sotto gli occhi di tutti i treni guasti, le soppressioni e le proteste dei pendolari i quali giornalmente subiscono i disagi prodotti da queste mancanze manutentive.

Ogni anno nella nostra regione sono soppressi, per più motivi, circa 3.000 treni del Trasporto Locale, il 40% circa, pari a 1.200 treni per motivi riconducibili alla manutenzione. Sono dati stimati per difetto, ma che ugualmente danno una proporzione del problema e dei disagi a cui sono sottoposti gli utenti e cittadini della Toscana.

E la società come soluzione ai problemi attua un costante ridimensionamento del lavoro; degli uffici di ingegneria ferroviaria di viale Lavagnini, che nel corso degli anni sono stati svuotati delle loro peculiarità, e tutta una serie di estarnalizzazioni di attività ferroviarie che portano il lavoro sempre più lontano dai nostri impianti, senza un miglioramento significativo del servizio offerto, ma anzi, spesso con un aggravio non giustificato dei costi.

Due esempi da segnalare; la manutenzione del Minuetto che è stata affidata alla società Alstom, che effettua le riparazioni in una officina delle FS a Firenze Romito, officina che a spese di Trenitalia è stata messa in sicurezza ed attrezzata per circa 3 milioni di euro, questa esternalizzazione di lavoro pregiato sembrerebbe non produrre i risultati attesi in termini di disponibilità di materiali, ma che produce certamente una perdita di Know How da parte dei ferrovieri, e un continuo rimpallo di responsabilità fra la società committente e l’appaltatrice. Oppure, cosa ne facciamo del nuovo capannone, appositamente costruito, adiacente all’officina OMC dell’Osmannoro, per un costo di circa 3 milioni di euro per le lavorazioni (R.O + Face Lift), se le lavorazioni ivi previste sono state esternalizzate?

Un cenno a parte sull’officina Cargo di Livorno dove a fronte di investimenti importanti come la realizzazione di un nuovo capannone per la manutenzione dei carri, il lavoro all’interno dell’officina e’ diminuito con la perdita della manutenzione dei locomotori diesel ed elettrici.

Le previsioni sono cupe per i 45 lavoratori dell’officina, infatti, è in atto una diminuzione indiscriminata di personale e una pesantissima riduzione di lavoro, tanto da far pensare che il futuro di questa officina sai già segnato, la chiusura.

Non è capibile come a fronte di investimenti, anche logistici e corretti (nuovi spogliatoi per il personale sia maschile che femminile) oltre a quelli precedentemente detti, non si voglia assumere personale e portare lavoro, per dare un futuro stabile all’officina Cargo di Livorno.

Questi sono solo alcuni esempi dei tanti possibili, per evidenziare le incongruenze della nostra società; o manca una strategia industriale del settore, o tutto ciò e voluto? Ma comunque, in tutti casi l’unica certezza e che il conto economico di queste scelte è pagato dai contribuenti, quindi da noi tutti cittadini della Toscana.

Eppure, nonostante tutto, la potenzialità del polo di Osmannoro, e con esso, di tutta la manutenzione toscana, è ancora intatta. Evidenziamo che, con la decisione di affidare ad Italcertifer, e la successiva attivazione del CSO ad Osmannoro è stata posata una pietra angolare per la definizione di un grande centro manutentivo/ingegneristico. E’ di questi giorni la notizia dell’acquisizione di un pacchetto di quote di questa struttura da parte della Regione Toscana, un passo fondamentale per il futuro sviluppo di quello che volentieri ricordiamo essere un centro pressoché unico a livello europeo e mondiale.

Anche l’insediamento, ormai da anni, a Firenze dell’ANSF è un altro importante tassello che valorizza il nostro territorio e il reticolo manutentivo toscano.

Insomma le condizioni per fare della Toscana un presidio nazionale di prima grandezza nella manutenzione/ingegneria e dello sviluppo dei rotabili sono tutte presenti, e con esse la possibilità di creare nuova occupazione di quantità e di qualità nel nostro territorio.

I primi, ma non i soli, a non comprenderlo sono i dirigenti di Trenitalia, che perseverano nella loro opera di svilimento e dispersione di un capitale pubblico di inestimabile valore, sia economico che di potenzialità industriale, costruito in secolo di storia ferroviaria.

Sono necessarie chiarezza e prospettive immediate per dare un futuro certo a questo settore, a maggior ragione ora, che ci stiamo avvicinando velocemente alla fase in cui la Regione si appresta a definire le prossime gare per l’affidamento del trasporto pubblico su ferro, alla fine 2014.

È indispensabile che tutti comprendano che le officine non sono un orpello di cui liberarsi il più velocemente possibile, ma bensì un valore aggiunto al servizio offerto. E’ in officina che si determina la qualità del servizio offerto all’utenza, bagni idonei, porte funzionanti, caldo in inverno e fresco in estate, è in officina che si creano i presupposti per un servizio puntuale, efficiente e in sicurezza.

E’quindi necessario che la regione in fase di predisposizione di bando di gara preveda espressamente l’obbligo contrattuale del mantenimento di questi impianti e dell’occupazione presente. Queste OO.SS non accetteranno passivamente documenti che non prevedano queste garanzie per il lavoro e i lavoratori.

Questo convegno, pensato e realizzato con i nostri delegati attivisti e lavoratori, ha lo scopo di evidenziare le incongruenze e i problemi oggi presenti, ma ha anche la finalità di far conoscere pubblicamente quanto di buono e presente nei nostri impianti e tra la nostra gente. Vogliamo posizionare, li dove sono, meriti e responsabilità e veicolare un messaggio positivo. Diciamo alle istituzioni tutte, alla società e ai cittadini/pendolari, che non è responsabilità del mondo del lavoro il livello manutentivo attuale, ma che i nostri impianti hanno potenzialità inespresse che attendono solo di essere utilizzate e messe al servizio dei cittadini.

Ricerchiamo l’aiuto e la collaborazione di tutti. Abbiamo delle necessità immediate, e la prima di tutte è il lavoro, quel lavoro che l’azienda a sottoscritto in tutti i verbali di accordo e che non ha mai portato. La seconda, è quella di portare nuova linfa nei nostri impianti. Servono assunzioni, servono giovani a cui trasmettere le conoscenze uniche acquisite in anni di lavoro, praticamente serve portare nuove generazioni di operai, tecnici e laureati negli impianti e negli uffici affinchè Firenze torni ad essere la capitale del treno. Tutte azioni urgenti e necessarie per iniziare quel percorso, che come tutti auspichiamo, ci conduca alla realizzazione di un grande centro manutentivo/ingegneristico al servizio in primis della nostra regione e dei nostri pendolari e poi dell’intera nazione.

Firenze 18 giugno 2013

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