Trasporto Ferroviario e Servizi

Nota dei segretari FILT FIT UILT sul Recast Ferroviario

Le segreterie nazionali Filt Cgil, Fit Cisl, Uitrasporti, a seguito della documentazione, fino ad oggi nota alle scriventi, relativa alla discussione sul cosiddetto recast ferroviario, ritengono di trasmettere al relatore alcune valutazioni unitarie del sindacato italiano dei trasporti.

Premessa:

La proposta di rifusione delle direttive con l’obiettivo di realizzare un quadro di regole comuni in Europa e la loro esigibilità, a partire dalla reciprocità tra i diversi paesi, può realizzare l’obiettivo di superare le attuali sperequazioni tra paesi membri. Le modalità non omogenee di applicazione delle direttive comunitarie sulla concorrenza nel mercato ferroviario hanno permesso alle compagnie e imprese ferroviarie dei paesi che hanno ritardato la liberalizzazione di maturare un vantaggio competitivo, a scapito di quelle dei paesi che hanno applicato per primi le direttive.

Questo problema è particolarmente evidente in Italia che ha anticipato le scadenze previste, creando una situazione che ha favorito l’insediamento di numerose imprese ferroviarie, quasi tutte di proprietà delle imprese pubbliche degli altri paesi europei, senza alcuna reciprocità.

Il tutto è avvenuto senza regole per quanto riguarda il lavoro, il contratto collettivo di riferimento e le clausole sociali, consentendo l’affermazione di una competizione tra imprese, basata prevalentemente sul costo del lavoro e sulle condizioni dei lavoratori.

L’attribuzione agli organismi di regolazione di competenze e poteri è stata ampiamente insufficiente e questo ha prodotto limitazioni nella capacità di intervento, incertezza nell’attribuzione delle responsabilità con relativi e molto seri problemi, anche in relazione alla stessa sicurezza della circolazione.

Per queste ragioni si condivide la necessità di superare le differenze tra i paesi, auspicando che l’occasione consenta anche una rilettura critica degli errori commessi negli anni precedenti in materia di liberalizzazione ferroviaria.

L’esperienza italiana può aiutare a correggere gli errori.

La liberalizzazione in Italia, avvenuta senza regole, non ha realizzato nessuna delle premesse, a partire dalla quota modale che non è aumentata ma, viceversa, continua a diminuire ed il sistema dei trasporti diventa sempre più squilibrato e insostenibile dal punto di vista ambientale.

Nel merito delle proposte in discussione nella procedura di recast, condividendo la necessità di fare avanzare il confronto sulla materia e chiedendo il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali europee e nazionali, avanziamo le seguenti osservazioni:

  1. D’accordo sul rafforzamento degli organismi di regolazione anche di livello europeo, con particolare attenzione alla parte di regolazione della sicurezza di sistema per ciò che riguarda le certificazioni a tutte le imprese: i vettori, le aziende di manutenzione, il sistema delle costruzioni e delle forniture. L’attuale stato delle cose e la mancanza di un Ente Europeo hanno prodotto una situazione di incertezza nell’attribuzione dei ruoli che si è evidenziata anche in occasione della tragedia del disastro ferroviario di Viareggio.
  2. Contrarietà alle ipotesi riguardanti la separazione completa tra gestori dell’infrastruttura e imprese ferroviarie. L’unitarietà di un gruppo integrato rappresenta il modello societario più idoneo, per assicurare una politica dei trasporti ferroviari, nell’ambito di un sistema liberalizzato con efficacia dal punto di vista sociale, economico ed ambientale. Il modello di un gruppo integrato non rappresenta un ostacolo ai processi di liberalizzazione, come dimostra senza ombra di dubbio il caso italiano, e può dare risposta alle esigenze di tenuta complessiva del sistema che diversamente rischia di non avere sostenibilità per effetto della liberalizzazione stessa. Occorre infatti dare risposte omogenee alla fascia alta di domanda remunerativa ma anche a quella del cosiddetto “servizio universale” e non remunerativo del trasporto locale e di quello a lunga percorrenza, che normalmente le nuove aziende ferroviarie orientate solamente ai ricavi, non prendono in considerazione. Il sistema si può reggere e ambire a una prospettiva di sviluppo se nel sistema liberalizzato è presente in ciascun paese un grande gruppo integrato, capace di sostanziare le esigenze del mercato e quelle del diritto alla mobilità per tutti i cittadini ed in tutto il paese. Il caso del trasporto merci italiano è esemplare: le nuove aziende ferroviarie si sono posizionate su segmenti specifici di trasporto più remunerativi, spesso sulla sola offerta della trazione, lasciando scoperta una parte di territorio e segmenti di mercato ritenuti poco economici con la conseguenza di un’ulteriore flessione della quota di merci trasportate sul ferro. L’azienda integrata può realizzare un’offerta logistica intermodale rendendo competitivo il rapporto fra costi e qualità dell’offerta, anche da punto di vista ambientale. In buona sostanza, su questi temi si può innervare il gruppo societario integrato, di proprietà pubblica, operante sull’intera rete di trasporto ferroviario, passeggeri e merci, dotato di competenze professionali, efficacia industriale e articolato in specializzazioni produttive che gli permettano di coprire tutti i processi (esercizio, manutenzione, progettazione, commerciale, logistica) in una logica unitaria di azienda ferroviaria integrata. Tutto ciò non toglie spazio alla liberalizzazione, a condizione che il ruolo degli organismi di regolazione venga rafforzato e sia messo in atto un sistema di regole certo, esigibile e slegato ed indipendente dai processi gestionali.
  3. Clausole sociali: in un più efficace sistema di regole è necessario ribadire la necessità di accompagnare le modifiche di legislazione europea in corso nel settore, con un’esplicita implementazione delle clausole sociali a tutela dei lavoratori del settore.

Cordiali saluti

I Segretari Generali

FILT-CGIL FIT-CISL UILTRASPORTI

(F. Nasso) (G. Luciano) (G. Caronia)

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