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Il Governo, il Gruppo FS e…..

20140529-162503-59103664.jpgIn questi ultimi giorni sui mass-media vi è un grande dibattito sul futuro del Gruppo FS, come se l’uscita dell’ex A.D. Mauro Moretti, avesse liberato tutte le aspettative sopite per anni. Infatti la cosa curiosa sta proprio nel capire di chi sono le aspettative e nell’interessi di chi.

Intanto ribadiamo che il gruppo FS da diversi anni ha bilanci in attivo dimostrando che le ferrovie sono una grande impresa che generano lavoro, occupazione, futuro e che inoltre hanno anche un sindacato Confederale la Filt/Cgil, la Fit/Cisl la Uilt/Uil ed in particolare la Fit/Cisl, che in questi anni hanno dimostrato non solo di capire, ma anche di interpretare i cambiamenti del Paese contribuendo, con accordi innovativi, prima al risanamento finanziario e poi, al conseguimento dei risultati positivi che sono sotto gli occhi di tutti.

Detto questo, oggi il Governo dopo anni di “assenza” ha messo gli occhi sulla gestione e sulle strategie delle ferrovie, cosa che di per se non sarebbe negativa se attraverso un piano generale dei trasporti rimodulato fra i vari vettori, rilanciasse il trasporto delle merci e dei passeggeri. Invece ha dimostrato subito spregiudicatezza, ha aumentato il consiglio di Amministrazione della Holding FS da 7 a 9 consiglieri, imponendo delle personalità che non hanno, a prima vista, esperienza ferroviaria, ma molto probabilmente rappresentano la grande impresa oppure il mondo finanziario bancario in generale. L’azione non si ferma qui perché ora il Governo sta pensando anche al Consiglio di Amministrazione della controllata RFI, tanto è che le diverse riunioni tenutesi, sono tutte andate in fumo, perché non si è trovata la quadra su il numero dei consiglieri e nemmeno su come ripartire le deleghe. Gli indirizzi sulla liberalizzazione/privatizzazione delle FS, come si legge dai mass-media, voluti dal Governo, vanno verificati, in quanto crediamo che, se ancora una volta questa operazione dovesse andare nella direzione di favorire i poteri forti di questo Paese e lasciare il conto da pagare ai cittadini, come lavoratori e come sindacato saremo fortemente contrari.

Veniamo ora anche alle dichiarazioni, sempre tramite stampa, ma annunciate anche in IX Commissione Trasporti della Camera, dal Presidente dell’Autority dei Trasporti da pochi mesi insediatosi a Torino. Nelle stesse si sostiene che sarebbe necessario, nel campo ferroviario, dare l’accessibilità effettiva alle imprese di trasporto, agli impianti, al materiale rotabile, alle biglietterie, ai servizi di manovra ed ai centri di manutenzione e contemporaneamente mettendo al centro dei servizi i passeggeri, lo stesso sistema dei trasporti potrà rendere grandi benefici di prezzo e di qualità nei servizi ai pendolari e ai viaggiatori in genere. Tutto bene però, non si dice se l’accessibilità a questi servizi sia gratuita o onerosa; questo cambierebbe enormemente il risultato finale. Inoltre, sempre il Presidente dell’Autority, ha criticato apertamente la risoluzione del Parlamento Europeo sul 4° pacchetto ferroviario che non ha ritenuto né utile né necessario, la separazione proprietaria della Rete infrastrutturale dalle società di trasporto, sollecitando il Governo Italiano perché intervenga a correggere tale impostazione nell’UE.

Ferma restando la nostra netta contrarietà ad una separazione proprietaria, facciamo presente che l’assetto attuale del gruppo FS è assolutamente in linea e conferme alle direttive dell’U.E. con una rigorosa separazione contabile già effettuata da diversi anni, come molti studi a livello internazionale confermano, e sottolineiamo che ulteriori vincoli o spacchettamenti creerebbero numerosi costi generali sia finanziari che sociali e dall’altra anche la possibilità di un decremento dell’efficienza e della sicurezza dell’infrastrutture. Tanto è vero che nessuna impresa ferroviaria europea ha le infrastrutture separate dal trasporto. Unica l’Inghilterra, ma questo è un caso a parte, dove il processo di spacchettamento-privatizzazione ha portato ad un aumento di costi, ad un peggioramento dei livelli di sicurezza nonché della qualità dei servizi resi.

Insomma, anche qui siamo in presenza di una situazione strana, tutti si intendono di sistemi ferroviari, danno liberi pareri e indirizzi, che non tengono conto degli studi e degli indirizzi europei, e soprattutto si elargiscono queste importanti indicazioni nell’interesse del cittadino e dei viaggiatori. Ci viene in mente le liberalizzazioni/privatizzazioni fatte in Italia in questi ultimi 20 anni dove, sempre con l’intenzione di favorire il cittadino e abbassare i costi aumentando l’offerta, i vari Governi che si sono succeduti, hanno privatizzato/liberalizzato in alcuni settori come: nei carburanti, nelle assicurazioni, nelle autostrade, nella telefonia, etc. e, oggi siamo in grado di tirare delle somme e capire cosa è successo e chi effettivamente ci ha guadagnato.

A suffragio delle nostre modeste considerazioni arrivano anche le dichiarazioni del neo presidente della Holding FS appena nominato dal Governo, che subito si affretta a convalidare le idee del presidente dell’Autority dei Trasporti in merito alle privatizzazioni/ liberalizzazioni. Come anche le indiscrezioni, sempre apparse sulla stampa, di quotare in borsa pezzi del gruppo FS, va solo nella direzione di “chiudere l’esperienza finora fatta dalla FS” e favorire pezzi di potere che fino ad oggi hanno preso il meglio del pubblico lasciando i debiti e le spese ai cittadini contribuenti.

Insomma sembra ci sia tutta una strategia di accerchiamento intorno al Gruppo FS, che deve essere spolpato di tutte le sue parti più redditizie senza rendere conto a nessuno e tanto meno ai lavoratori che in questi anni con sacrifici, a partire dai forti aumenti di produttività, hanno contribuito ai buoni risultati finanziari delle Ferrovie Gruppo FS.

Crediamo che qualcosa sia cambiato in questo Paese a partire dalle ultime elezioni Europee che hanno segnato una discontinuità con il modo di fare e di parlare della vecchia politica, ora siamo alla prova dei fatti e non siamo partiti bene; se cambiamento significa penalizzare il Paese, penalizzare i lavoratori, colpevolizzare il sindacato perché si deve “distruggere una impresa sana” che genera ricchezza, noi della Fit/Cisl non ci stiamo.

Firenze 21 luglio 2014

Stefano Boni

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